Con l’esaurirsi della fase più drammatica della pandemia riparte il ciclo economico e con esso il consumo energetico, il tutto, però, con un “rimbalzo” assai meno gradito, quello delle emissioni… Si tratta, in estrema sintesi, degli spunti più significativi offerti dall’ultimo numero dell’Analisi trimestrale del sistema energetico nazionale compiuta dall’ENEA.
Un’indagine, come tutte quelle più recenti, particolarmente attesa perché appunto mostra la reazione energetica del Paese al brusco impatto della pandemia che in pratica ha pesato per l’intero anno passato. Ebbene, dopo il calo record dei consumi energetici verificatosi nel primo trimestre del 2020 (-10%), per lo stesso periodo di quest’anno si registra un progresso dell’1,5%.
Le dinamiche opposte nel trimestre
Si tratta però di un dato frutto di due dinamiche completamente differenti. Infatti, sia a gennaio che a febbraio di quest’anno si è registrato un forte calo dei consumi (-4%) che però è stato ampiamente neutralizzato dall’impennata nel mese di marzo, addirittura +15%. Numeri che naturalmente si spiegano con l’andamento della pandemia, visto che nel primo bimestre del 2020 il coronavirus non aveva ancora fatto sconquassi mentre l’Italia si era poi praticamente fermata a partire dalla seconda metà di marzo.
Dinamiche peculiari che poi influiscono sulle previsioni formulate da ENEA per le prossime rilevazioni. In particolare, se per il periodo aprile-giugno è ipotizzabile una crescita a due cifre, per l’intero 2021 si stima un recupero di soltanto un terzo dei consumi “persi” nel 2020, con un rimbalzo non molto inferiore rispetto a quello previsto per il prodotto interno lordo (+4,5%).
Rimane negativo il saldo con il 2019
Tornando alle rilevazioni sul primo trimestre, in termini di fonti di energia primaria, a fronte del calo dei consumi di petrolio (-9%) risultano in aumento tutte le altre fonti: gas naturale (+5%), rinnovabili (+5%), importazioni nette di elettricità (+6%) e anche il carbone (+17%). Un aumento complessivo, beninteso, nel paragone con i primi tre mesi del 2020 ma non certo rispetto allo stesso periodo del 2019, completamente antecedente alla pandemia.
Ed ancora, nell’avvio del 2021 la minore domanda di energia nei trasporti (-9%), rimasta su valori molto inferiori a quelli pre-COVID, è stata più che compensata dai maggiori consumi di industria (+7%), civile (+3%) e usi non energetici (+22%) sul primo trimestre 2020.
Più emissioni nell’industria e nel civile
Per quanto riguarda le emissioni di CO2 del sistema energetico italiano, si registra purtroppo un incremento, seppur marginale, rispetto ai livelli registrati nei primi tre mesi dello scorso anno. Nel dettaglio, risultano ancora negative le variazioni tendenziali delle emissioni dei settori trasporti e generazione elettrica (-4% circa sul primo trimestre 2020), che restano inferiori addirittura del 20% sull’analogo periodo 2019. Di contro, le emissioni dei settori industria e civile sono in aumento tendenziale sul 2020 mentre rispetto al 2019 si attestano su livelli simili (il civile) o persino maggiori (l’industria).
Ritardo sulle tecnologie low carbon
Infine, i dati più recenti evidenziano che l’Italia sta accumulando ritardi sul fronte delle tecnologie low carbon e questo non soltanto rispetto a grandi Paesi come Germania, Francia e Spagna, ma anche a nazioni di dimensioni più ridotte quali Danimarca, Olanda, Austria, Svezia e Belgio.
“Ad esempio – ha sottolineato Francesco Gracceva, il ricercatore ENEA che coordina l’Analisi trimestrale -, Germania, Francia, Austria e Svezia si stanno sempre più specializzando nel campo delle batterie e della mobilità elettrica, un comparto nel quale abbiamo un indice di specializzazione dello 0,6, rispetto all’1,4 della Germania e dell’1,8 di Giappone e Corea. L’unico settore ad alta specializzazione del nostro Paese è il solare termico”.
Fonte: ElettroMagazine